mercoledì 25 febbraio 2009

eagle vs shark

bello ma non fico, dolce ma non sdolcinato, ironico ma non comico, toccante ma non tragico, profondo ma non spietato, una perlina alternativa neozelandese con jemaine clement, quello dei flight of the conchords (che neanche ha una foto su imdb), l'uomo che ognuno vorrebbe come fratello maggiore.
le atmosfere, certe scelte stilistiche di fotografia, recitazione, ritmo e regia ricordano inevitabilmente napoleon dynamite, ma siamo di fronte a qualcosa di più maturo, in cui si trattano senza troppe paturnie né lirismi temi come la morte di un parente grazie alla comicità sorniona di clement e al suo personaggio terribile, sfigato, invidioso, arrogante, prepotente, bugiardo, incapace di riconoscere i propri errori, non tanto sveglio e pure vigliacco, così irritante che si può pensare che stia prendendo tutti in giro appena apre bocca. e invece no, l'eroe (sarà l'eroe?) è assurdamente fuori posto e la sua prova tanto sospirata si rivela qualcosa a cui non era pronto. e reagendo come reagisce fallisce miserevolmente.
ma d'altro canto lily è un personaggio meraviglioso, apparentemente fragile, ma forte e per niente indurita, solo dura nel senso migliore e narrativo del termine.
e in tutto questo il mondo dei futuri trentenni di un posto, la provincia della nuova zelanda, che sembra la provincia inglese o tedesca, ma pure la provincia di qualsiasi altro paese, con la sua gente piccola, semplice, un luogo che sembra il terzo mondo ma in cui l'umanità è come se non meglio di quella della città.
e i problemi del mobbing e del lavoro in sistemi che ti fagocitano (un fast food di una catena che non sarà mc donald's ma forse è peggio con un prodotto che è composto da due hamburger con una fetta di pane in mezzo e un grande negozio di elettronica). e poi i costumi da animali, il clone di mortal kombat, la nerdaggine più triste, emarginata che non ha riscatto sociale ma solo personale di accettazione di sé. e naturalmente il senso di tutto questo si riassume nell'amore e nella morte