martedì 11 agosto 2009

soffocare

e ci è voluto il locale (insomma...) cinema estivo all'aperto, roba che se fosse piovuto mi sarei giocato l'opportunità di vederlo sul grande schermo, per l'evento atteso da mesi. naturalmente defezioni previstissime hanno costretto la visione in solitaria, ma un incontro fortunato non mi ha relegato nella sedia singola di plastica, preda di spettatrici obnubilate da beveraggi che risolleverebbero il pil di una nazione non emergente a caso. insomma, entro breve si capisce cosa ha spinto i distributori a far uscire in sordina la pellicola e a tenerla per il tempo giusto da non sentirsi fregati. ok, i dialoghi non sono dei più leggeri, ma niente che judd apatow non ci abbia già proposto. la regia non è delle peggiori, insomma, gregg (ah, è lui?) te lo dice subito, è scritto tra le scene: "guarda che non sono fincher, la colpa non è tutta mia se soffocare può sembrare fight club perché ci sono disadattati e i gruppi di sostegno, ma la scena in cui a victor si impunta il pranzo è sciatta per segnare il confine". sono i temi a mettere in pericolo la visibilità dell'opera, perché ok la mamma matta, italiana, cattolica rivoluzionaria, patologicamente avversa a regole e tutori delle medesime, la dottoressa che si affida a soluzioni eticamente discutibili, attraverso la cui figura victor attraversa la profonda crisi dell'eroe (e chi non l'attraverserebbe? certo, con un personaggio del genere è praticamente buttare un paio di raudi in un barile e aspettare che i pesci rossi vengano a galla), ma poi c'è il trucco, insomma, ci facciamo due risate e anzi troviamo la funzione salvifica della menzogna religiosa. quindi se fossi un bagnasco non me la prenderei con la blasfemia, anzi, troverei significativo che l'approccio laterale alla rivelazione abbia comunque come esito la riconquista dell'umanità (o della borghesia? gli americani tendono a confondere le due cose) e nominerei insegnanti di religione solo quelli che sono pronti a mostrare il film a una classe di diciottenni. di che hanno paura? della morale messianica insegnata mirabilmente da una spogliarellista bionda che per salvarsi dal melanoma in cui un neo potrebbe degenerare si tinge i capelli di nero? e invece no, giù a dire che si tratta della solita storia di understatement, del precario inguaiato che si fa furbo e raggira il prossimo tirando fuori manovre heimlich dai più pavidi, bolsi, non votanti cittadini degli stati uniti. chissà se qualche prelato l'ha visto o siamo a una condizione di autorità così mafiosa che il clero ha scherani talmente bravi e intraprendenti da filtrare ottusamente qualcosa che invece potrebbe essere considerato discutibile (nel senso di "parliamone", non "mi stai offendendo gratuitamente anche se me lo meriterei") se non innocuo come il barboncino nevrotico dei vicini per il terranova da 90 kg