martedì 27 aprile 2010

rimpianto

chi mi conosce lo sa, la mia vita è un continuo tentare di rimanere a galla mentre la zavorra del rimpianto mi trascina nei limacciosi abissi del mio vero io. il massimo di tali scheletri da arredamento, dei famelici demoni che a guisa di avvoltoi si cibano delle vestigia di un'anima prometiana nella pena ma non nella natura titanica, giuro su dio, è quello di non aver mai scritto né ideato nulla per la locale kermesse di sapore medievale che ci delizia con i suoi imperfetti anacronismi. tuttavia, se c'è qualcuno a cui dobbiamo una porzione della nostra cultura, sono i giapponesi, e tutti sanno che la cultura emancipa dalla desolazione (kafka è il primo esempio che mi viene in mente), quindi, basta guardare al sol levante, e le risposte arrivano: e realizzare qualcosa del genere, squarcerebbe le guaine di finto bue e libererebbe da tanti di quei piombini, che tenere la testa fuori dal flegetonte della resa dei conti con me stesso poi sarebbe una sciocchezza. teniamo duro.


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