lunedì 8 marzo 2010

agora

non ho nessun bisogno di giustificare i telegrafici interventi degli ultimi mesi, ma mi ribadisco che per certe cose c'è tweetter. il concetto di fondo è che piccoli eventi meritano brevi commenti. e magari insulti, o un filmato da youtube che esprime meglio di me il messaggio. ma ora spenderò due righe sul famoso ufv. è il penultimo, ok, nel frattempo ci ho infilato pure zombieland, ma parlare di agora fa estremamente più fico.
la parola che lo riassume è "perché?", con tanto di punto interrogativo. compreso "perché non segue dibattito?". alla fine amenabar fa un kolossal con tutte le lettere maiuscole: comparse a iosa, costumi in serie, scene in cg che si vede che sono in cg ma sono belle lo stesso, scenografie "vere" (coccio, plastica, gesso, scagliola, colori, insomma cinema delle maestranze di tanto tempo fa), e una abilità sì calligrafica ma non fine a se stessa. una per tutte, la scena dell'ingresso nella biblioteca di alessandria da parte della emergente comunità cristiana, con i rotoli che volano qua e là: l'inizio del medio evo. è il passaggio dalla roma pagana a quella cristiana, con un paganesimo ex religione di stato sostanzialmente pacifico (pacioso?) e poco metafisico contro un cristianesimo che raccoglie schiavi, uomini toccati dalla voce di dio ma anche un emblematico giovane di ottima famiglia. e poi la rivolta scoppiata per l'ennesima scaramuccia, l'invasione della biblioteca, l'insediamento della milizia cristiana, il vescovo nero che sembra un mullah, il vescovo bianco che era uno che avevamo visto da ragazzino, lo schiavo che dice 8 parole in croce ma che ha un ruolo fondamentale, il prefetto che si battezza ma dentro è un uomo libero da tutto tranne che dal potere; e a tirare le fila, involontariamente, c'è ipazia, una filosofa, una scienziata, una strega (come se ci fosse differenza), una che non ha paura di discutere il principio di autorità aristotelico e tolemaico, perché è libera fino alla fine: guarda il mondo e lo vuole semplice, ma certe volte l'eleganza è un limite e lei si arrende al suo destino di dissacrare i pilastri più incerti della cultura classica: quelli dell'astronomia e della cosmologia più che geocentrica, antropocentrica. e naturalmente tutti si innamorano perdutamente di lei, compreso il vescovo bianco, come se la vecchia rachel weisz non fosse condannata al ruolo di primadonna, fulcro dei sospiri di protagonisti maschili di ogni film in cui mette piede. sì, però crepa praticamente ogni volta che il suo culo impressiona una pellicola; giusto, ma sempre senza rimpianti. insomma, il perché non l'abbiamo visto al cinema è chiaro, i cristiani passano da una figura di merda alla successiva: ignoranza, intolleranza, nazismo, assolutismo etico, sporcizia, follia, fanatismo, ma amenabar gliele fa fare in modo così piacevole che è proprio un peccato che non lo vedrà nessuno da queste parti, tanto più che puoi trasportarlo a oggi ufficiamlmente come allegoria del medio oriente, non come rappresentazione della attuale dialettica islam-occidente. la questione è che (si dice), costi la distribuzione. ok, il papa non avrà detto di no esplicitamente, ma è pur sempre ben triste una patria dove si dà per scontato che un film sulla libertà non vale l'investimento

1 commento:

Anonimo ha detto...

come sempre mi hai incuriosita e mi affretterò a vederlo, sperando che il dvd funzioni e sperando che la mia astensione da film settembrina non perduri.amaro quanto vero l'ultimo commento sulla patria.bacio