giovedì 27 dicembre 2012

posizionarsi

il chiaro intento satirico di certe considerazioni va allegramente alla ricerca di un surrogato d'amore presso delle professioniste del settore quando l'oggetto della satira è di per sé un bersaglio così grosso che ingloba financo l'arma pronta a elargire in nome di una certa giustizia il colpo catartico. e se quando il benigni era un vero bischero, e non quella specie di non più empio coprolaliaco a cui s'è ridotto per cause che si mormora non siano solo di fisiologico imborghesimento, il sollievo era che si poteva pensare che i potenti non sono immuni dalla sferza dei pastiche, dei calembour e dei practical jokes, con il lampante esempio della discesa in campo, una frase ormai entrata nel lessico comune massmediologico ma che, diceva sempre il bischero già citato, fino al tempo in cui stando a civilization non ci si poteva considerare assolutamente moderni, consisteva di per sé in una perifrasi per attività riservate e comuni a tutti gli individui nel quasi totale novero degli stati di salute, così da costituire un esilarante e spietato parallelo tra le due attività, quella metaforica nella sua valenza reale e quella letterale nella sua valenza metonimica più che in quella contingente, essendo, si ricorda, la valenza contingente tra le condizioni necessarie a sancire uno stato di buona salute.
e nel solco della bischeraggine benignana, un mos maiorum per chi frequenta l'ambito, non si può fare a meno di mettere a nudo la propria esperienza personale di chi ha i servizi al piano di sopra per rilevare un analoga conclusione alle recenti dichiarazioni di chi ancora così grosso da non essere più colpibile dalla satira non è.

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